Il Sangiovese è il vitigno a bacca rossa più coltivato d’Italia, eppure è anche uno dei varietali capaci dei più grandi exploit enoici e di manifestare l’identità del suo territorio ospite in modo netto e, a volte, inaspettato.

LE VARIETA`

In un’Italia che vanta oltre 600 varietali autoctoni, spesso, radicati in areali dai confini di demarcazione invalicabili, non è semplice trovare un vitigno capace di poter offrire una panoramica più ampia di quelle che sono le peculiarità di zone e sottozone differenti di diverse regioni del Bel Paese.Tolti i vitigni alloctoni, infatti, è proprio il Sangiovese a poter fungere da interprete del numero più importante di “lingue” e di territori, proprio come ha dimostrato di poter fare con l’areale romagnolo e le sue sottozone.

Negli ultimi anni abbiamo assistito a una fase di vero e proprio “Rinascimento” della Romagna del vino, con un territorio che ha preso coscienza delle potenzialità delle proprie macro e micro aree, analizzandone dapprima le peculiarità e assecondandone poi le la specifica vocazionalità, vedendo nel Sangiovese il veicolo più fedele e virtuoso per trasmettere questa nuova fase della viticoltura e dell’enologia locale.

Una conduzione agronomica più accorta, rese più basse e un approccio enologico più rispettoso del varietale e proteso all’equilibrio e all’eleganza hanno portato nel mio calice, e in quello di molti amanti del vino, dei Romagna Sangiovese DOC sempre più in linea con ciò che ci si può e ci si deve aspettare da un areale vocato come quello romagnolo, specie in alcune delle sue sottozone.

Come sempre, ci vogliono anni per far percepire il cambiamento, ancor più se si tratta di far rivedere generiche ma diffuse opinioni riguardo un prodotto particolare come il vino. Oggi, la massa critica è stata raggiunta e questo grazie al lavoro di squadra delle aziende appartenenti al Consorzio Vini di Romagna che dal 1962 tutela le produzioni di questaregione e in particolare il Romagna Sangiovese DOC.

IL ROMAGNA SANGIOVESE.

Prima di parlarvi delle impressioni derivanti dai miei ultimi assaggi e dalle mie più recenti visite ai vigneti romagnoli vi riporto qualche nozione di base sul Romagna Sangiovese DOC.

Per quanto concerne il disciplinare di produzione il vino a denominazione di origine controllata “Romagna Sangiovese DOC” deve essere ottenuto da uve provenienti da vigneti aventi, nell’ambito aziendale, la seguente composizione ampelografica: Sangiovese dall’85% al 100%; possono concorrere, da soli o congiuntamente fino ad un massimo del 15%, altri vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione per la regione Emilia- Romagna.

I vini che è possibile produrre sono il Romagna Sangiovese DOCRomagna Sangiovese “Superiore”, il Romagna Sangiovese“Riserva” DOC e il Romagna Sangiovese Superiore Riserva DOC ai quali si aggiungono i vini con diritto di menzione geografica aggiunta (MGA).

Se vi state chiedendo come mai stia scrivendo Romagna Sangiovese DOC e non Sangiovese di Romagna come gergale consuetudine è perché dal 2011 è stato adottato questo nuovo nome, in concomitanza con il riconoscimento di dodici sottozone di produzione. La scelta del cambio di nome della denominazione dice molto sulla volontà di dare un taglio netto col passato e di scrollarsi di dosso una reputazione che nulla ha a che fare con lo stato attuale della produzione locale.

IL TERRITORIO.

L’area tocca, da nord-ovest a sud-ovest, trenta diversi comuni della provincia di Ravenna (Brisighella, Casola Valsenio, Castel Bolognese, Faenza, Riolo Terme) e Forlì-Cesena (Bertinoro, Borghi, Castrocaro Terme, Terra del Sole, Cesena, Civitella di Romagna, Dovadola, Forlì, Forlimpopoli, Galeata, Longiano, Meldola, Mercato Saraceno, Modigliana, Montiano, Portico San Benedetto, Predappio, Ronco San Casciano, Roncofreddo, Santa Sofia, Savignano sul Rubicone, Sogliano al Rubicone, Sorbano-Sarsina, Tredozio). Le sottozone riconosciute, però, sono “solo” 12; Serra, Brisighella, Marzeno, Modigliana, Oriolo, Castrocaro, Predappio, Bertinoro, Meldola, Cesena, San Vicinio e Longiano.

Sono queste le menzioni geografiche aggiunte (MGA, ora UGA) che potrete trovare nei vini a denominazione Romagna Sangiovese DOC e Romagna Sangiovese Riserva DOC. Una sorta di zonazione per “cru” che rappresenta un sicuro valore aggiunto in termine di percezione delle potenzialità e delle diversità dell’areale.

Un areale che fa della varietà dei suoi suoli e delle altitudini uno dei punti di forza della propria viticoltura spaziando da suoli più ricchi di argilla, limo e ciottoli a quelli a più alta presenza di calcare attivo, passando per quelli marnosi – arenacei.

IL CLIMA.

Dal punto di vista climatico, anche se un’alta percentuale della superficie dei vigneti di Romagna si estende su un’area non distante dal mare Adriatico, la regione gode di un clima di tipo continentale, con estati calde e inverni lunghi e freddi perfetti per permettere alle piante il loro meritato riposo. Precipitazioni medie, generalmente limitate nella fascia collinare iniziale, aumentano man mano che si passa nelle zone più interne. Il distretto può essere diviso in tre macro-aree separate o, più precisamente, procedendo da ovest a est, nel Faentino, il Forlivese, e il Cesenate.

A rafforzare la variablità territoriale e, quindi, espressiva è la grande biodiversità presente in questo areale e in particolare nella fascia collinare che gode ancora di notevole presenza di bosco e di un contesto naturale integro. I miei ultimi assaggi mi hanno portato a valutare in modo specifico le espressioni del Sangiovese di zone come Modigliana da un lato e Castrocaro Terme e più in generale dei territori che gravitano attorno al Forlivese dall’altro. Zone capaci di una grande variabilità pedologica, geologica e orografica, sicuramente maggiore rispetto alle altre zone. Un territorio vasto in cui il varietale principe della viticoltura del Centro Italia può essere interpretato secondo i singoli pedoclimi.

È proprio la congiunzione di terreni, altitudini ed esposizioni a definire la struttura muscolare e lo scheletro dei vini prodotti in quest’area con notevoli differenze. Interessante sarà, quindi, potersi riferire a zone notoriamente più calde e con terreni più pesanti in cui maturità di frutto, dolcezza del tannino e struttura glicerico-alcolica saranno i caratteri predomimanti dei mosti che, se trattati con garbo, potranno dare origine a vini più morbidi che si giocheranno tutto sull’equilibrio fra struttura e acidità, fra forza e dinamica di beva.

In aiuto dei vini prodotti dai vigneti nelle zone più calde dell’area potranno venire le escursioni termiche e gli affioramenti rocciosi-calcarei che andranno da un lato ad enfatizzare il profilo aromatico e dall’altro a donare maggior freschezza e agilità al sorso. Fondamentale sarà la sensibilità del singolo produttore nell’interpretare l’annata e questi pedoclimi in termini di contenimento delle rese e di epoca vendemmiale.

Più ci si sposta verso l’alto più terreni e clima favoriranno un maggior equilibrio fra maturazione fenolica e tecnologica, potendo spingere l’epoca di vendemmia fino a qualche settimana più avanti senza rischiare di perdere irrimediabilmente acidità. Avremo, quindi, vini con un perfetto equilibrio fra struttura e acidità nella fascia collinare classica (dai 180 ai 300m slm), capaci di esprimersi al meglio tra i 2 e i 5 anni dalla raccolta e caratterizzati da profili aromatici che passeranno dall’austerità ad una sempre più elegante finezza, senza perdere la suadenza del Sangiovese di queste zone.

Nei picchi più alti (oltre i 300 m slm) sarà la freschezza a farla da padrona, con nasi meno improntati sul frutto, bensì in grado di far emergere sfumature floreali di notevole finezza. Il sorso sarà, inizialmente, più spigoloso ma nella miglior accezione del termine, in quanto il tempo (in legno per le Riserve, ma anche e soprattutto in vetro per i Romagna Sangiovese Superiore) metterà in risalto tensione ed eleganza. Un denominatore comune che è emerso dai vari assaggi è, sicuramente, la componente minerale che dona a tutti iSangiovese assaggiati un finale saporito tra il sapido e l’ematico che conferisce inerzia alla beva.

IL ROMAGNA SANGIOVESE OGGI.

Più in generale posso affermare, senza tema di smentita, che il gap fra realtà storiche e realtà più giovani si sta assottigliando permettendo al Romagna Sangiovese di presentarsi sul mercato in maniera più omogenea in termini di qualità, mantenendo un’eterogeneità solo e soltanto nei riguardi delle singole espressioni territoriali.

Questi fattori, unitamente alla sempre più importante presenza di aziende agronomicamente ed enologicamente rispettose del territorio e sostenibili, devono necessariamente fungere da stimolo per tutti coloro che, come me, bramano assaggi identitari nella loro espressione del territorio e del varietale.

C’è fermento nella Romagna del vino e mai come in questo momento storico vigneti, cantine, vignaioli e vini sembrano vibrare all’unisono e le vibrazioni sono molto positive.

Scritto da WineBlogRoll

 

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